mercoledì 29 aprile 2009

SILENT HILL Vs. RESIDENT EVIL...

Resident Evil 5

Silent Hill Homecoming

Usciti a distanza di due settimane l’uno dall’altro, i due survival horror più famosi tornano a tormentare i nostri incubi (o quasi!), sto parlando naturalmente dei nuovi capitoli delle saghe di Silent Hill e di Resident Evil.
Cominciamo parlando di SILENT HILL HOMECOMING quinto capitolo della saga ambientata (o in certi casi) collegata alla “ridente” e “soleggiata” cittadina di Silent Hill, dove orrori e misteri la fanno da padrone.
La storia vede protagonista Alex Sheperd reduce della Guerra del Golfo, che torna a nella sua città natale Sheperd’s Glen per trovarla completamente cambiata e semideserta, avvolta in una fitta nebbia e popolata di creature che di umano hanno poco.
Il ritorno di Alex a casa è stato preceduto da incubi che gli presagivano un imminente pericolo nei confronti del fratello minore Joshua, incubi che diventano realtà quando tornato a casa, trova la madre in stato catatonico, mentre il padre e il piccolo Joshua sono scomparsi.
Le ricerche di Alex lo porteranno a visitare la cittadina di Sheperd’s Glen e a scoprire il destino che è riservato ad alcuni dei suoi abitanti e a come questa cittadina che sorge sul lago Toluka sia collegata con i misteri e le nebbie che avvolgono Silent Hill.
Silent Hill Homecoming non aggiunge nulla di nuovo alla classica trama della saga, un mistero, una città, creature surreali al limite del lovecraftiano, personaggi che sembrano usciti da incubi.
La storia è godibile e le atmosfere a tratti claustrofobiche e a tratti angosciose, che hanno reso famosa la saga sono tutte presenti e non mancheranno di farvi di nuovo palpitare il cuore, mentre muoverete Alex nelle nebbie e sentire solo sussurri e fruscii il vostro cuore non potrà fare a meno di battere all’impazzata. Il gioco punta come al solito tutto sull’atmosfera che sulla trama in se, ma vi assicuro che i colpi di scena non mancano.
La giocabilità del gioco presenta l’introduzione di un sistema di combo e schivate che rendono il combattimento molto più interattivo non limitandolo al solo attacco, un sistema che per altro porta l’azione a prediligere armi per scontri corpo a corpo, piuttosto che l’utilizzo delle armi da fuoco. Per quest’ultime inoltre è stato semplificato il sistema di puntamento inserendo un sistema che potrei definire semiautomatico, proiettando direttamente la mira verso il bersaglio salvo poi variare con il joypad la parte del corpo della creatura che si vuole andare a colpire.
Non essendo un esperto per quanto riguarda meccaniche relative a motori grafici e altri tecnicismi simili :) mi limito a dire che il gioco è graficamente accattivante e le atmosfere lugubri e spettrali sono palpabili.
Passiamo ora a RESIDENT EVIL 5, non potete certo aver scordato le claustrofobiche atmosfere che si respiravano nella villa vicina a Raccoon city, atmosfere che sono continuate quando dalla villa l’azione si è sdoganata all’intera cittadina, e non potete aver scordato gli zombi romeriani e le altre creature che affollavano l’universo dei primi capitoli della saga.
Il quarto episodio ci aveva portato lontano da queste ambientazioni, abbandonando gli zombi e sostituendoli con umani privi di volontà, ma capaci di correre come centometristi, che hanno subito mutazioni a causa di organismi viventi tipo parassati note come plagas e catapultando il gioco in una ambientazione a metà strada tra l’horror classico, con sette dedite a culti oscuri e la storia sci-fi (se così si può dire) con la solita multinazionale senza scrupoli che testa le ennesime nuove armi biologiche, e ambientando l’intera azione in una zona sperduta della vecchia Europa, probabilmente in Spagna (dove tra l’altro gli abitanti dagli abiti che indossano sembrano tutti rimasti bloccati ai primi anni 20).
Resident Evil 5 non ha fatto altro che cambiare la location di gioco, trasportandoci nel cuore dell’Africa, nella regione Kijuju, per combattere ancora la diffusione da parte della multi nazione farmaceutica delle nuove versioni mutate e più pericolose che mai del parassita.
Il protagonista è nuovamente Chris Redfield (eroe del primo RE) che si troverà a collaborare con Sheva Alomar incrociando ancora una volta la strada con una delle eminenze grigie di RE ovvero Albert Wesker.
Ormai lontano dalle atmosfere oscure dei primi capitoli (il gioco si svolge in ampi spazi aperti e in diverse ore del giorno e della notte) RE5 si presenta a mio avviso più come uno sparatutto che come un classico survival horror, in cui le azioni si susseguono ripetitive nella ricerca di proiettili e armi per poi affrontare le orde di cattivi che man mano ti si parano davanti, lasciandoti al giocatore di scoprire pezzi di trama solo all’inizio e alla fine di ogni capitolo e quindi l’azione pura durante la fase di gioco vera e propria.
Se il gioco è graficamente realizzato benissimo, si storce la bocca quando si vede che il sistema di combattimento di RE non permette al personaggio di effettuare movimenti durante la fase di attacco, se non quelli legati al sistema di puntamento manuale delle armi, rendendo di fatto i personaggi dei piloni immobili facili prede di attacchi a distanza, e rendendo comunque meno realistica l’azione stessa.
La vera innovazione di Resident Evil 5 risiede nella modalità cooperativa che permette a due giocatori di interpretare simultaneamente Chris e Sheva, questa modalità può essere utilizzata sia con l’ausilio di due joypad, che attraverso la partecipazione alle missioni attraverso il sistema on-line del gioco. Da notare che nel caso in cui si stia giocando in solitario al gioco, il personaggio non giocante non si limiterà a seguire il protagonista, ma collaborerà in modo attivo e presente a tutta la fase di gioco, attraverso coperture, attacchi ed esplorazioni, ma consumerà anche preziosi proiettili.
Una trama lineare e semplice, senza colpi di scena, quelli che vorrebbero essere tali vengono intuiti facilmente da qualsiasi giocatore.
In definitiva…se volete qualche ora di intrattenimento Silent Hill Homecoming e Resident Evil 5 rimangono giochi godibili e divertenti, che non possono non far storcere il naso ai fan di vecchia data, vedendo l’antico smalto che li contraddistingueva logorato e sbiadito.

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